Siliqua ed il suo fiume

Il tratto di fiume…

Il tratto di fiume che bagna un centro abitato, ha sempre avuto molta importanza per i suoi abitanti, così il tratto del Cixerri che bagna Siliqua, era un punto molto frequentato, quasi l’anima del paese.

Vicino alle sue rive nascevano gli orti, molto animati nella buona stagione, le donne vi si recavano per lavare i panni e vi si trattenevano buona parte della giornata, era frequentato da numerosi pescatori, che mettevano le nasse o le reti, nella buona stagione era piscina per i ragazzi, ma era anche luogo di disgrazie per chi non conosceva le insidie del fiume.
Oggi non è più un luogo molto animato, soprattutto da quando hanno cambiato il corso con la bonifica. Il tratto di letto che costeggiava l’abitato, con l’acqua ha perso la sua linfa, e poco alla volta muore, perde la sua identità.

Ogni ansa, ogni pozza, ogni palmo del fiume, aveva un nome. E per i siliquesi era una grande risorsa, riserva d’acqua, luogo di pesca, lavatoio, piscina per i ragazzi, riserva di sabbia per le costruzioni, energia per il funzionamento di un mulino, riserva di canne per la copertura dei tetti, e molto di più.

Oggi i giovani di Siliqua, non conoscono nulla di questo fiume, e ormai solo gli anziani ricordano i nomi dei vari “garroppus” e dei vari siti.
Uno dei primi siti in territorio di Siliqua, venendo da Musei, è “Perdapiscina”, dove l’acqua non manca quasi mai. A circa 1 Km. da Siliqua, c’è “Basonabi”, punto del fiume sempre molto frequentato, soprattutto d’estate dai ragazzi. Alla base della collina di S. Giuseppe, il Cixerri ripiega verso sinistra e si avvicina all’abitato, in quel punto si chiama “Sa casci’e su mulinu”, c’era una chiusa che aperta dava forza all’ingranaggio del mulino. Più avanti c’era “Su mulinu”, prendeva il nome da un mulino che sorgeva sulla riva e sfruttava l’energia dell’acqua per far girare le sue pale. Questo mulino ha funzionato fino alla piena del 1929, che lo danneggiò gravemente. Poco più avanti, il fiume, prendeva il nome da un piccolo canneto che svettava sui cespugli bassi che crescevano sulla riva, ma quel punto si chiama anche “Su garropp’e i lillus”, perché fra le canne crescevano bellissime ninfee bianche.
Quasi al centro della fila di case che si affacciava verso il fiume, ma più distante dalla riva di quanto non siano oggi, in quel punto il fiume si chiama “Arri’e mesu”. Luogo molto frequentato dalle donne per lavare i panni. Poi viene “ S’arri’e s’anei”.
Sul significato di questo nome, ci sono due opinioni, una dice che si chiama così perché quello era il punto dove la corrente del fiume accumulava la sabbia, che ognuno prendeva per le sue necessità; l’altra opinione dice che “anei o arei” significa “arena”, cioè luogo dove si portavano gli asini come in un “parcheggio” Andando avanti troviamo “Su garropp’e su poburu”.

Ma da un po’ di tempo “S’arriu” perde giorno dopo giorno la sua identità, e i suoi connotati, soprattutto da quando in questi siti non scorre più l’acqua (elemento indispensabile perché un fiume sia tale), e i nomi dei suoi guadi (bau) e pozze (garroppus), sono ora nomi senza significato.

Propongo che in ognuno di questi siti sia posto un cartello, una pietra, una targa, con inciso il suo nome, affinché i ragazzi sappiano che questo fiume ha avuto una vita, è stato artefice e testimone della storia di Siliqua, ed è giusto che la conoscano!

Grazia Secci

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